lunedì 19 ottobre 2009

A. Fini-M. E. Cicognini (a cura di), Web 2.0 e social networking, ed. Erickson, 2009

Web 2.0 e social networking, a cura di A. FINI E M. E. CICOGNINI (ed. Erickson, 2009) è il titolo del nono numero della collana “I quaderni di Form@re”, imperniata sul tema dell’e-learning. Questo numero si concentra sulle peculiarità del Web 2.0 (quel tipo di interazione in rete nel quale gli utenti hanno un ruolo attivo di produzione e condivisione dei contenuti, piuttosto che di sola fruizione), cercando di rispondere alle domande: il Web 2.0 consente significative opportunità di apprendimento? Può trasformarsi in e-learning 2.0? Se sì, sotto quali vincoli e condizioni?
Due sono gli assunti fondamentali di questo libro:
1. il mondo digitale c’è già, esiste, è una realtà e come tale ha già i suoi componenti: rappresentazioni, abitanti, comportamenti, prassi e dinamiche sociali, strumenti e linguaggi;
2. la formazione, come tutti i comparti del sapere, è inserita in tale mondo, ne fa parte con nuove opportunità che dovrebbe essa stessa trainare, e invece da cui è spesso trainata, o sopraffatta (p. 12).
Il punto di partenza è dunque il dato di fatto dell’impossibilità per la formazione di rinunciare a queste tecnologie. Presupposto che implica cautela: perché se è vero che da un lato si parla di “saggezza delle masse” per indicare che un vasto insieme di “agenti intelligenti” (gli utenti della rete) può generare conoscenza di elevata qualità – dall’altro a tale visione ottimistica va contrapposto l’esito talvolta (e non di rado) caotico dell’accumulazione di una massa di informazioni contrastanti e prive di organizzazione (che denota non già la saggezza, ma la “stupidità della folla”). È un esempio piuttosto eloquente di entrambi i fenomeni (ovvero di quelle spaventose oscillazioni che internet può offrire) lo sviluppo di Wikipedia: che da una parte è in grado di reggere il confronto con la prestigiosa Enciclopedia Britannica (uno studio recente ne ha equiparato l’accuratezza), ma d’altra parte offre un sapere eterogeneo, non organizzato e con alti picchi di imprecisione. Chi si occupa di formazione deve dunque essere lungimirante, ma non può non essere scettico di fronte a certi limiti oggettivi; limitare il “rumore di fondo” dello scambio incontrollato di informazioni per far sì che meglio emergano i contenuti significativi è il suo primo obiettivo.
L’aspetto originale del libro, tuttavia, non è l’analisi di queste considerazioni teoriche, bensì l’esame del comportamento di una comunità 2.0 di utenti, per oltre un anno, al fine di osservarne le dinamiche di apprendimento e desumerne la trasferibilità al lifelong learning (formazione permanente). L’esperienza di e-learning 2.0 si è svolta in un contesto post-universitario, relativa a un gruppo di insegnanti interessati al tema delle tecnologie per l’apprendimento, cui lo strumento informatico di interazione (LTEver) è stato fornito dal Laboratorio di Tecnologie Educative (LTE) dell’Università di Firenze. Il libro è corredato da una serie di schede finali (nelle quali si condensano gli approfondimenti più significativi); da un glossario che mette il cognitive walkthrough, la folksonomia, il podcasting e la syndication a portata di mano anche del lettore profano; infine, da una serie di grafici, foto e link a siti web di riferimento che ne aumentano la chiarezza espositiva.

(«il Recensore.com», 17 ottobre 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano