martedì 15 dicembre 2009

S. Manghi, Il soggetto ecologico di Edgar Morin, ed. Erickson, 2009

Sergio Manghi, docente dell’Università di Parma, si cimenta in questo suo ultimo libro nell’esposizione sintetica del pensiero del filosofo francese Edgar Morin, noto ai più per il Metodo e per l’approccio transdisciplinare a cavallo tra metafisica, biologia e scienze umane. Manghi riesce a dare alle stampe un libro chiaro, scritto in maniera comprensibile e il più possibile non specialistica; tuttavia, per la complessità dell’autore e dei temi trattati, il libro è da considerarsi per lettori “praticanti” (come ha scritto Geraldina Colotti su «LE MONDE DIPLOMATIQUE-il manifesto», aprile 2009). Non di meno, questo testo va consigliato a chiunque, avvezzo alla frequentazione della filosofia, desideri conoscere l’originalità del pensiero di Morin; lo stesso Morin ne ha parlato in termini entusiastici:
è il miglior libro sul mio pensiero,
ha scritto nella Prefazione al volume. Insomma, verrebbe quasi da dire che meglio di così non si poteva fare.
La filosofia di Morin è un progetto ambizioso sotto molti punti di vista. Per il suo impulso
a fondare il soggetto a partire dal confronto serrato con Cartesio, del quale aspira a ripensare niente di meno che il Metodo; per lo sforzo di tenere insieme ambiti tradizionalmente (e tuttora) distinti del sapere quali la filosofia, le scienze naturali, la cibernetica, la sociologia; per l’audacia delle tesi proposte, come il principio-guida che ispira l’intera opera: mantenere connesso nel pensiero ciò che è connesso nella realtà, in controtendenza rispetto alla specializzazione dei saperi e alla moltiplicazione dei punti di vista tipiche della nostra epoca.
Perché per Morin la realtà è unica; le cose possono essere distinte, ma non separate. Si può pensare una cosa indipendentemente dall’altra, ma non bisogna dimenticare che essa, di fatto, non si dà senza l’altra. Non si possono proiettare tout court sulla realtà le esigenze e i risultati del pensiero. Ogni astrazione è, per ciò stesso, irreale. Si tratta di andare agli antipodi del metodo cartesiano, che propone di suddividere ogni problema in un problema più piccolo e più facile da affrontare. Metodo che ha favorito lo sviluppo delle scienze (in particolare di quelle “dure”) negli ultimi quattro secoli, ma che oggi è sempre più in crisi – con l’avanzare di teorie quali la meccanica quantistica e la teoria del caos – come Morin (cit. a p. 41) annotava già nel 1985: 
per lungo tempo molti hanno creduto – e molti forse credono ancor oggi – che la carenza delle scienze umane e sociali stesse nella loro incapacità di liberarsi dall’apparente complessità dei fenomeni umani, per elevarsi alla dignità delle scienze naturali, scienze che stabilivano leggi semplici, principi semplici, e facevano regnare l’ordine del determinismo. Oggi vediamo che le scienze biologiche e fisiche sono caratterizzate da una crisi della spiegazione semplice. E di conseguenza quelli che sembravano essere i residui non scientifici delle scienze umane – l’incertezza, il disordine, la contraddizione, la pluralità, la complicazione, ecc. – fanno oggi parte della problematica di fondo della conoscenza scientifica.
La scienza deve riconoscere che la vita è molto di più di qualsiasi descrizione che è possibile darne, per quanto minuziosa e accurata: nessuno di noi si riconoscerebbe esaustivamente contenuto in una qualsiasi rappresentazione fisica, chimica, biologica o psicologica, per quanto dettagliata. Nessun uccello è l’insieme delle conoscenze che abbiamo su di lui (viene in mente il celebre dipinto di Magritte, “Ceci n’est pas une pipe”). La vita non è solo regolarità, ripetibilità e universalità ma anche novità e singolarità.
In ultima istanza, l’invito di Morin al nostro tempo è quello di guardare alla realtà come a un tutto; quello di guardare la parte come una parte del tutto; quello di capire che non riusciremo mai a trovare soluzioni efficaci a problemi globali se ci attarderemo a rinchiuderci nelle nostre limitate prospettive locali. Quando una parte duole, è l’intero corpo a risentirne. Il problema ambientale ne è solo un esempio lampante.

(«il Recensore.com», 15 dicembre 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano