lunedì 11 gennaio 2010

M. Marzano, Cattolicesimo magico, ed. Bompiani, 2009

Un viaggio organizzato in pullman di sei giorni a Medjugorje a cavallo del capodanno: parte da qui lo studio di Marco Marzano, Cattolicesimo magico (ed. Bompiani, 2009), che ha l’intento di indagare con il metodo etnografico, “in mezzo alla gente”, quella forma di religiosità tipica di un certo cattolicesimo, che è facile ritrovare in eventi come i pellegrinaggi o i seminari dei movimenti cosiddetti “carismatici”.
L’idea è certamente lodevole: entrare in contatto direttamente con le persone che vivono queste esperienze religiose per attingere alla loro stessa autointerpretazione; lontano dagli stereotipi del fanatismo e dell’angelismo, dalle apologie come dalle invettive. Purtroppo Marzano fallisce il colpo proprio in quel punto: le sue convinzioni a priori di ateo maturo e di ex educando cattolico sono talmente onnipresenti da impedirgli di riportare il minimo fatto senza paragonarlo alle sue personali opinioni razionalistiche e tutto il libro tracima di un sarcasmo ripetitivo e a sua volta stereotipato (come ad esempio nel caso delle battute sulla florida economia che gira attorno ai pellegrinaggi religiosi, o della Chiesa che “vorrebbe” condannare certe cose ma “no. Non può”; frasi un po’ ritrite, un po’ ovvie e in ogni caso non all’altezza di un saggio di etnografia).
Ciò che emerge con chiarezza dal libro è lo sdegno sincero e non nascondibile di un intellettuale che guarda a un mondo di inferiori le cui aspirazioni e rappresentazioni rimangono incomprensibili: per lui il fondatore del movimento di Medjugorje, il francescano padre Jozo, è un parroco di campagna; mentre i cattolici afferenti al movimento del Rinnovamento nello Spirito espongono
un cattolicesimo popolare, primitivo, un po’ cialtronesco, autoreferenziale ed egualitario, che riduce l’Annuncio a un gioco di società, a una scenetta da avanspettacolo.
E via discorrendo.
Tuttavia, non si fraintenda: non è la personale posizione dell’autore il problema di questo libro, che va cercato invece nella incapacità di andare oltre la conclusione “è soltanto una enorme massa di stupidi manipolata ad arte da una élite religiosa che appoggia la gigantesca struttura commerciale che ne trae profitto” (l’espressione tra virgolette appena riportata non è di Marzano, ma di chi scrive qui). Il problema non è la conclusione in sé, ma il fatto che vi si arrivi senza scalfire la superficie dei fenomeni indagati; la conclusione appare infine come nient’altro che la proiezione a valle dei pregiudizi dell’autore a monte. Insomma, il professore bergamasco non riesce a prendere le distanze dalle sue personali categorie interpretative a priori e restituisce un libro che ci lascia praticamente nelle condizioni in cui eravamo prima di leggerlo: cioè con la convinzione che alcuni fenomeni religiosi siano eccessivi, almeno in certi aspetti, che certe cose facciano ridere o piangere e che altre siano discutibili o interessanti. Ma che non ci aiuta a comprendere il punto di vista di coloro che sono all’interno dei movimenti (e che è inutile e ben poco scientifico liquidare come se si trattasse di pochi esaltati).
La collana “Agone” dell’editore Bompiani nasce con l’intenzione di
riportare lo spirito agonistico nel campo culturale, sia coltivando un’idea di eccellenza sia offrendo una palestra editoriale per esercitare inedite forme di impegno intellettuale, che non passino più attraverso le appartenenze politiche o gli schieramenti ideologici.
Ambizioso e audace. Purtroppo, stavolta, un’occasione mancata.

(«il Recensore.com», 11 gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano