venerdì 29 gennaio 2010

M. P. Nannicini-S. Beccastrini, Matematica e geografia, ed. Erickson, 2009

La matematica e la geografia come le due orfanelle dell’omonimo film di D. W. Griffith del ‘22: così ci vengono presentate le due discipline da Maria Paola Nannicini e Stefano Beccastrini nel libro Matematica e geografia. Sulle tracce di un’antica alleanza (ed. Erickson, 2009).
Esse potrebbero sembrare tutt’altro che parenti, perfino delle estranee. Ma a dispetto della prima impressione (superficiale però inveterata, a causa dell’immagine che la scuola spesso ne offre), la matematica e la geografia hanno molto in comune, sul piano didattico ma ancor più su quello storico: ciò su cui maggiormente si soffermano gli autori, ritenendole – al di là della metafora cinematografica –
orfane di genesi e di sviluppo, insomma, orfane di storia,
mentre tutte le altre materie scolastiche vengono presentate ai ragazzi
con il loro volto storico e perciò sono da loro meglio comprese e persino amate (p. 12).
Il fatto di ricevere invece
l’insegnamento della matematica e della geografia come qualcosa di «sceso dal cielo», dispone i discenti a subirle piuttosto che ad appassionarsene.
Su questo e su altri aspetti didattici della questione, ma anche sulla relazione tra la matematica e la geografia (in particolare su quanta dell’una sia presente nell’altra e viceversa, da un punto di vista storico-evolutivo), si concentra la trattazione di Nannicini e Beccastrini, in uno stile accattivante (cui contribuisce la cura dell’edizione, in formato 21x21 cm, ricca di illustrazioni). Si viene così portati per mano a (ri)scoprire che i primi approcci geo-grafici nascono dall’esigenza di misurare i terreni, che le prime carte geografiche nascono dal bisogno di calcolare rotte navigabili in stretta connessione con le conoscenze trigonometriche ed astronomiche dell’epoca. Attraverso aneddoti curiosi, biografie insospettate e storie avventurose: come quella delle peripezie dei due astronomi e geodeti francesi Pierre Méchain e Jean-Baptist Delambre per la definizione del metro, unità di misura
tratta direttamente dalla natura, così da superare automaticamente ogni localismo e ogni interesse particolare (p. 38).
E ancora tramite i moderni legami tra la geografia e la statistica, tra la misurazione delle coste frastagliate e i modelli frattali.
Il libro si rivolge ai docenti di matematica e di geografia della scuola primaria e della scuola secondaria inferiore (ma anche a quelli del biennio della scuola secondaria superiore). Con la Prefazione di Martha Isabel Fandino Pinilla e di Bruno D’Amore, direttore della collana “Strumenti per la didattica della matematica”.

(«Galileonet.it», 27 gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano