martedì 5 gennaio 2010

A. Ravaglia, Attra-verso Bauman, ed. FrancoAngeli, 2009

L’educazione ha sempre avuto un orientamento bifronte: da una parte garantire la continuità della società, dall’altra permettere all’individuo di ‘farsi persona’, di trovare la propria strada nel mondo,
osserva Diego Sevilla Merino, docente all’Università di Granada, nella Prefazione a Attra-verso Bauman di Agnese Ravaglia (ed. FrancoAngeli, 2009).
Al centro del libro c’è proprio la domanda del giusto rapporto tra il potere politico (che preme verso un’educazione che riduca al minimo le differenze tra le persone e le renda così più facilmente governabili) e l’educazione, appunto, il cui obiettivo non è formare persone “in generale” (nessuna persona è tale in generale; ciascuno è sempre quella particolare, unica persona, diversa da ogni altra) ma permettere che ciascuno sviluppi i propri personali talenti nella maniera migliore.
L’autrice affronta il problema a partire dalla riflessione dell’insigne sociologo polacco Zygmunt Bauman (il libro si chiude con un’intervista a Bauman sul rapporto tra l’educazione e il potere, sulla cura come paradigma della democrazia, sui meccanismi sociali dell’esclusione). I cui pilastri sono: l’intrinseca insufficienza della ragione a predeterminare esaustivamente le condizioni dell’essere (in particolare dell’essere-insieme) e la responsabilità etica nei confronti dell’altro in quanto tale (sulla scorta della speculazione di Lévinas) finalizzata alla costruzione di un mondo più “accogliente” (per usare l’espressione di Anita Gramigna dell’Introduzione). Più accogliente, più “per tutti”, anche se meno razionale (anzi, forse proprio per quello). Perché spesso “i sogni della ragione generano mostri”, come diceva Goya, ed impediscono all’accoglienza, alla bellezza, all’amore di fiorire e rendere felici le nostre vite.
Ravaglia, che ha avuto modo di sperimentare la concretezza di certi approcci baumaniani nell’ambito della sua esperienza all’interno di una comunità per minori, ci restituisce un libro erudito ma non complicato, basato su una bibliografia molto estesa (essenzialmente italiana, ma anche inglese, francese, spagnola). La cui chiusa è affidata proprio a Bauman: 
noi, gli esseri umani, siamo creature difettose; gli esseri finiti che pensano all’infinitezza, gli esseri mortali dolorosamente tentati dall’eternità, gli esseri incompiuti che sognano la completezza, gli esseri incerti affamati di certezze. Siamo irrimediabilmente insufficienti.

(«il Recensore.com», 5 gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano