venerdì 19 febbraio 2010

B. Goldacre, La cattiva scienza, ed. B. Mondadori, 2009

Come è possibile che si vendano in quantità industriale prodotti che non sono in grado neanche lontanamente di mantenere ciò che promettono? Come mai un così gran numero di ciarlatani ha a disposizione un così grande spazio su TV e riviste di rilievo nazionale? In definitiva, come è possibile che delle persone intelligenti credano a cose stupide? Se lo domanda Ben Goldacre, medico inglese dedito al giornalismo scientifico, nel suo La cattiva scienza (ed. Bruno Mondadori, 2009).
All’origine, secondo Goldacre, c’è l’opera dei media i quali – guidati da una notevole ignoranza della materia scientifica e spinti dagli interessi commerciali dei grandi potentati economici, soprattutto farmaceutici – non fanno altro che disinformare circa la reale efficacia e i seri rischi di certi prodotti, ma soprattutto
inducono a fraintendere il modo corretto di valutare come stanno le cose nella maniera il più possibile autonoma, obiettiva e serena nel giudizio (cioè in linea con le esigenze del metodo scientifico).
Il giornalista britannico tiene a precisare, prima d’ogni altra cosa, che la scienza è un metodo e un modo di pensare, non un insieme monolitico di conoscenze; soprattutto, non è qualcosa di riservato a una certa casta di “esperti” (e, conseguentemente, di inaccessibile ai profani). È infatti su questa falsa ma diffusissima immagine della scienza come qualcosa da subire in certo modo passivamente in quanto non qualificati, che si fonda quell’atteggiamento acritico verso ciò che è “dimostrato scientificamente”, tipico della nostra epoca (e trasversale a tutti i livelli di istruzione); paradosso del fatalismo che ritorna nel cuore della razionalità occidentale, grazie al quale prospera oggi la “cattiva scienza”. Goldacre analizza da vicino e nel dettaglio gli slogan, le argomentazioni, le prove e le singole parole utilizzate dai venditori di prodotti di ogni genere con la promessa di soluzioni improbabili (ai limiti del miracoloso) a qualsiasi tipo di problema. E non risparmia nessuno: le sue indagini investono tra gli altri la cosmetica e l’omeopatia, l’industria degli integratori alimentari e le tante “pillole della felicità”. La conclusione è che
con la loro scelta delle notizie e il modo in cui le presentano, i media creano una parodia della scienza,
congeniale a spacciare per dimostrati dei risultati che nessun serio studioso potrebbe leggere senza arrossire.
È vero che Goldacre elargisce talvolta considerazioni che tradiscono il suo scientismo di fondo («la teoria del Big Bang è assai più interessante del racconto della creazione contenuto nella Genesi», commenta ad esempio in apertura del quinto capitolo, in maniera gratuita e piuttosto superficiale: perché in quel momento anche lui casca nella fallacia dell’identificare la visione scientifica del mondo – benemerita – con l’unica visione del mondo che una persona sana di mente dovrebbe avere). Ma la sua innegabile onestà intellettuale (che non fa sconti né alla medicina occidentale tradizionale né alle cosiddette “terapie alternative”) e l’accuratezza del lavoro presentato, rendono questo libro un prezioso “antidoto” alla stupidità di questi tempi.

(«Galileonet.it», 18 febbraio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano