lunedì 22 marzo 2010

Scappo via!

Nel solo 2005 sono stati circa 19.000 gli immobili residenziali acquistati dagli italiani oltre la frontiera, con un incremento dell’80% rispetto ai dati del decennio precedente. Dal 2006 ad oggi il trend di crescita si è mantenuto costante, con una media compresa tra il 10 e il 15%.
Non si tratta di case per le vacanze, o di semplici investimenti: siamo nel bel mezzo dell’epoca dei retirement heavens, un fenomeno che credevamo appartenesse solo all’immaginario cinematografico o alle eccentricità di qualche vecchio (e ricco) lord inglese. E invece noi italiani ci siamo dentro in pieno, nella tendenza a ritirarsi a vivere presso un paradiso esotico dove la permanenza costi meno di 1.000 euro al mese.

Il lavoro precario, la delusione dalla politica, l’invivibilità della città. Ecco cosa c’è dietro al fenomeno dei retirement heavens
A. WANDERLINGH, Scappo via!, ed. Intra Moenia, 2009

Ne dà conto in maniera seria e accattivante Attilio Wanderlingh nel suo Scappo via! (ed. Intra Moenia, 2009). L’autore fa ben pochi discorsi generali ed entra subito nel vivo della presentazione di come si vive in Kenya, Marocco, Tunisia, Egitto, Capo Verde, Thailandia, Santo Domingo, Costa Rica, Brasile, Messico (ed anche quella, “bella e impossibile”, per una serie di motivi puntualmente illustrati, di Cuba, Venezuela, Mauritius, Seychelles, Maldive ed India). In uno stile leggibile che si giova delle molte incantevoli fotografie presenti, Wanderlingh spiega perfino come fare ad acquistare un’isola privata ai tropici; ma, ciò che è ancor più interessante, spiega che anche in Italia ci sono tante isole in vendita (anzi, molte sono già andate a ruba).
Tuttavia, nel tornare ai retirement heavens e ai loro frequentatori d’elezione (i pensionati, più o meno anticipati), ci imbattiamo nei tanti motivi di questo boom della residenza all’estero: tra i quali c’è l’aumento del numero dei single, il lavoro precario («il lavoro, diventando precario, anche per un trentenne non è più il bene prezioso da difendere a tutti i costi: precario in patria o all’estero non fa differenza e tanto vale scegliersi il luogo più economico»), l’invivibilità delle nostre città e – ciliegina sulla torta – la delusione dalla politica: «oggi non solo nell’alveo della sinistra, ma in molti altri ambienti, l’asfissia politica, l’impossibilità di partecipazione, il disgusto per il carrierismo e la corruzione finiranno per spingere molti a cercare altrove le radici di più profondi valori»).
Altro che paradiso. Per molti (niente ammiccamenti: i prossimi potremmo essere noi) le coste tropicali non sono altro che l’ultima spiaggia.

(«Il Caffè», 19 marzo 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano