lunedì 17 maggio 2010

La piaga del nucleare/2

Nucleare sì, nucleare no. Prosegue la diatriba tra possibilisti ed avversi, ma quello che veramente turba di questi giorni è la mancanza di dibattito sul piano scientifico delle potenzialità e delle ripercussioni sui cittadini, in favore - come spesso accade da noi - di sproloqui propagandistici di forte impatto mediatico, a base di slogan, ammiccamenti e malleverie. Di conseguenza, prospera l'inconsapevolezza e si assiste - ciò che in ultima analisi turba più di tutto - a una specie di ottundimento generale della capacità di comprendere le cose e farsene un'opinione.

Nella zona del Garigliano un morto su due è legato a malattie tumorali, 230 bambini nascono deformi e c'è il tasso di leucemie più alto d'Italia.

Trovandomi a parlare con persone di destra della questione nucleare, mi sarei aspettato in risposta il solito entusiastico "avremo un'energia talmente economica che quasi non pagheremo più la bolletta dell'elettricità" (versione "meno tasse per tutti" dell'adagio nuclearista d'oltreoceano too cheap to meter), o un generico "ma no che non fa male alla salute, gli americani ce l'hanno da anni" (ovviamente dimentico della "Chernobyl statunitense" di Three Miles Island). Invece, di fronte alla probabilità (ormai non più solo possibilità) del ripristino a fini nucleari della centrale del Garigliano, mi sono sentito rispondere sempre allo stesso modo: "ebbene? L'energia nucleare si deve fare per forza, e da qualche parte bisogna pur farla". Come se il fatto non li riguardasse. Come se non vivessero anche loro a Caserta, ad Aversa, a Capua, a Sessa Aurunca. Senza neanche quel minimo di egoismo spontaneo del "se vogliono farla, se la facessero ad Arcore". Sono rimasto senza parole in più di un'occasione.
Ricapitoliamo un attimo i pochi pro (il nucleare può essere davvero una forma di energia a un costo limitato - anche se non irrisorio come spesso si dice - e non genera gas serra - anche se è tutt'altro che non inquinante in generale: cfr. "La piaga del nucleare", «Il Caffè», 29 gennaio 2010) e i molti contro (la necessità di gigantesche masse d'acqua per il raffreddamento e di una quantità di uranio superiore a quella attualmente estratta; la pericolosa vicinanza tra il nucleare civile e quello militare; le enormi proporzioni delle tragedie che possono verificarsi in seguito a incidenti, oltre alla nocività delle scorie che restano pericolose per 100.000 anni - delle quali scorie attualmente neppure un solo grammo è posto in sicurezza. Per ulteriori informazioni sul nucleare a Caserta, cfr. il video).
Detto questo, qualche settimana fa "Medici per l'Ambiente-ISDE Italia" ha reso noto che
nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell'ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell'uomo;
il rischio è direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti. Dunque, il fatto che nei pressi della centrale del Garigliano il tasso di mortalità per leucemia sia 6 volte superiore alla norma, non è un caso (44,28%, il più alto d'Italia).
Ma questo governo vuole il nucleare, e ovviamente potrà spacciarlo meglio presso le amministrazioni amiche. Caldoro ce lo porterà in Campania, e Zinzi ce lo piazzerà a Caserta. Ci faranno rimpiangere Bassolino, che con la legge finanziaria regionale del 30 dicembre 2009 aveva espresso un netto "no" ad ogni installazione sul territorio campano di centrali o siti di stoccaggio. Stavolta non basterà essere inattuali. Piuttosto, datemi retta: cominciate a bere meno acqua.

(«Il Caffè», 14 maggio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano