sabato 8 maggio 2010

L'azzardo del gioco/3

Col gioco non si scherza. Lo sa bene la Sisal, che pubblica in internet un severissimo decalogo del "giocare il giusto", tra cui spiccano "l’adesione ai codici etici delle associazioni internazionali di categoria, la predisposizione di una serie di meccanismi di gioco atti a ridurre al minimo i rischi connessi a comportamenti patologici, la formazione e sensibilizzazione sui temi e sulle iniziative di gioco responsabile".
Purtroppo, come se la mano sinistra non sapesse cosa sta facendo la destra, la stessa Sisal incita freneticamente al gioco d’azzardo, con l’invenzione di giochi compulsivi come il "10 e lotto" (con estrazioni ogni 5 minuti della giornata), con l’introduzione di una quantità e di una varietà sconfinata di nuovi giochi, con pubblicità dal tono poco responsabile ("spensierati e sistemati", slogan onnipresente del "Win for life"; tra l’altro la Sisal è stata anche multata per 40.000 euro dall’Antitrust per pubblicità ingannevole e scarsamente trasparente).
Il jackpot sale, la febbre pure. E prima o poi finisce che ci scappa il morto, come nel caso di Anatoly Kurcher, badante ucraino residente in provincia di Mantova, morto suicida lo scorso 30 marzo dopo aver perso tutti i risparmi al video poker (alla fine di maggio 2009 era già stata la volta di un altro 49enne, di Torino, padre di tre figli, suicida perché avvilito dai debiti di gioco). Non che sia colpa della Sisal, certo, né succede a tutti, e meno male; ma si sa che l’abitudine genera assuefazione (ce ne vuole sempre un po’ di più) e dipendenza (non si riesce più a smettere). In più, se questo è vero in generale (dalla nutella alla cocaina), in certi casi il meccanismo è più pericoloso che in altri, perché può condurre al peggio.
È la stessa ipocrisia (si chiama: libertà di scelta del consumatore) delle sigarette: si scrive che il fumo nuoce gravemente alla salute, ma si continua a promuoverlo tramite ogni sorta di pubblicità. È infatti noto (e su questo si basa la pubblicità, con risultati mirabili) che l’uomo è sensibile alle lusinghe delle tentazioni; che è un animale enormemente abitudinario (che finisce per comprare per anni lo stesso dentifricio non perché ne sia soddisfatto o perché lo abbia comparato in una griglia qualità-prezzo con tutti gli altri, ma solo perché ha sempre fatto così); che la dipendenza si innesca ben presto e agisce a tutti i livelli (lo sanno bene quelli che provano a mettersi a dieta: i giorni più terribili sono i primi tre).
Spingere al gioco - ma in maniera responsabile - è un po’ come dire a dei turisti allo zoo di avvicinarsi volentieri alla gabbia del leone e al brivido che ne deriva, ma al contempo di stare attenti perché il leone potrebbe staccargli la mano a morsi. Per alcuni diventa una patologia psichica catalogata tra i "disturbi del controllo degli impulsi"; c’è chi finisce in mano agli usurai, chi si suicida. C’è anche chi gioca in maniera responsabile e serena per tutta la vita (ne conosco alcuni), e c’è una grande zona grigia di giocatori a rischio. Per loro esiste oggi il Numero Verde del GiocoResponsabile 800.921.121, attivo tutti i giorni per dodici ore. Esiste anche un sito internet: www.giocaresponsabile.it. Il servizio garantisce l’anonimato, è del tutto gratuito ed è gestito da psicologici, medici e legali esperti nel campo delle dipendenze.

("Agoravox", 7 maggio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano