martedì 4 maggio 2010

Per passione e per scelta. Intervista a Daniele Sensi

Daniele Sensi, 34 anni. Professione: blogger. Si può dire così?
Blogger, sì.

Blogger: una professione, una passione o una vocazione?
Una vocazione che se esercitata con passione può farsi professione.

Nel blogging sembra essere fondamentale la rapidità: in pochi minuti si concepisce uno scoop, si annuncia l'indagine, si dà la risposta. Come passa la giornata un blogger?
Io in genere non annuncio mai le mie indagini sino a che non ne ho pubblicati i risultati,  proprio  per via di quella fondamentale rapidità:  la concorrenza tra blogger è agguerrita, quindi il  rischio che altri ti brucino lo “scoop” è elevato. Giornata: lettura dei titoli delle principali testate online e dei blog che trattano temi simili al mio onde evitare, nella successiva lettura delle fonti (tramite Google Reader) e del materiale giunto per email, di andare a postare notizie già liberate nella blogosfera. Stesura e pubblicazione di eventuali post, lettura di selezionati giornali e blog esteri da cui trarre eventuali traduzioni,  un po' di attività sui social network e segnalazione (nel mio caso specifico), tramite gadget Delicious sul lato destro del blog, di quei post e di quelle news cui non ho nulla da aggiungere. Il tutto, ciclicamente, ripetuto più volte nel corso del giorno. Di sera, risposta alle email non urgenti pervenute nel corso della giornata e consultazione delle statistiche Google Analytics.

Quante e quali fonti consulta quotidianamente un blogger? In quante lingue diverse?
Le mie fonti fisse (che ovviamente mi guardo bene dal rivelare) sono italiane e francesi. Poco meno di un centinaio (sembrano tante, ma il lettore feed ne velocizza la consultazione).

Il blogging è un'attività che richiede impegno e attenzione. Con quali risorse economiche si sostenta un blogger?
A parte i  banner Adsense e  saltuarie collaborazioni strappate agli organi di informazione tradizionali, l'unica risorsa è la pazienza. 

Che differenza c'è con il giornalismo propriamente detto (dal quale puntualmente il blogger prende le distanze nell'immancabile Disclaimer)? Cosa hanno in comune, invece, il blogger e il giornalista (oltre al fatto di farsi involontariamente dei nemici)?
Il giornalista tradizionale, per quanto precario, in genere se la passa economicamente meglio di un blogger, che però forse ne guadagna in indipendenza e libertà. Tuttavia molti giornalisti spesso hanno un proprio blog, alle cui pagine affidano  ciò che non possono o non vogliono scrivere altrove. Così come diversi blogger spesso collaborano con la carta stampata. Se si considera inoltre che esistono pessimi blogger a fronte di ottimi giornalisti, direi che valgono i casi specifici e che analizzare comparativamente le due “categorie”,  come fossero uniformi e chiuse una all'altra, è sbagliato. Tanto che sovente giornali e blog operano in mutuo scambio.

Ha mai deciso di censurare una fonte pervenuta al Suo blog?
Censurare significa non pubblicare ciò la cui pubblicazione era stata assicurata ad altri. Io scelgo e seleziono il materiale che mi giunge. Non è censura: è quella che in una redazione tradizionale verrebbe definita “linea editoriale”.

Un blogger deve saper leggere e scrivere; aver grande dimestichezza con internet e i suoi strumenti; conoscere l'html a un livello almeno medio. Cos'altro è necessario?
Curiosità, costanza, onestà e buongusto.

Quale piattaforma: Blogger, WP, ecc.? Che differenza fa la tecnologia rispetto al risultato finale?
Se si opera in self hosting, meglio Wordpress (soprattutto per il più rapido caricamento delle pagine). Altrimenti meglio Blogger, perché la versione di secondo dominio di Wordpress offre scarsi margini di personalizzazione e di intervento sul codice, nonché banda e spazi limitati (avere un blog supervisitato non serve a molto se poi le sue pagine diventano irraggiungibili per superata soglia di banda mensile). Di default, la piattaforma blogging di Google può apparire meno professionale, anche esteticamente, rispetto alla sua maggiore avversaria. Ma intervenendo sul codice (e del codice  di  un blog ".blogspot" può essere modificata ogni singola linea) si possono raggiungere eccellenti risultati. 

Quanto è importante per un blogger riuscire a catturare l'attenzione dei lettori su una gran quantità di spazi (FB, Twitter, BlogBabel) oltre a quello della mera pagina del proprio blog?
I social network possono aiutare a fidelizzare i propri lettori e, soprattutto,  a dirottare traffico sul blog.

Sembra che oggi per avere successo un blog debba per forza parlar male della destra di governo. È così? Perché?
Mica solo oggi: anche le radio libere erano per lo più di sinistra, e, prima di loro, per lo più di sinistra erano pure i primi giornali che uscivano dai ciclostili. Immagino che però il discorso fosse diverso nei paesi del blocco socialista, così come senz'altro è ancora in parte diverso  in Cina o a Cuba. Una naturale, costante ed ovvia  tendenza fa sì che  gli spazi di informazione alternativi vengano colonizzati dall'Alternativa, appunto. 

In definitiva, qual è il segreto del successo di un blog di successo? È insomma vero che "chiunque può diventare un blogger di successo"?
Il segreto per un blog di successo non lo conosco. Per farsi notare è però necessario che un blog emergente offra, ancor prima che commenti,  notizie, anche molto targettizzate, che nessun altro offre.

(4 maggio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano