giovedì 3 giugno 2010

Libero pensiero e liberi pensatori. Intervista a Damiano Mazzotti

Damiano Mazzotti è nato a Faenza (Ravenna) nel 1970 e si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1995.  Attualmente svolge l’attività di Osservatore Scientifico, di Animatore Culturale, di Allenatore della Mente e di Reporter divulgatore per “AgoraVox Italia” (è membro della redazione italiana), ItaloEuropeo, Newropeans Magazine, ReportOnLine. Per Ibiskos Editrice Risolo ha pubblicato l’innovativo diario romanzato Uomini e Amori Gioie e Dolori (2008) e l’originale saggio internettiano Libero Pensiero e Liberi Pensatori (2009).

Nel Suo ultimo libro, Libero pensiero e liberi pensatori (ed. Ibiskos Risolo, 2009), raccolta dei Suoi articoli pubblicati in internet tra il 2008 e il 2009, si spazia dalla mafia alla sessualità, dall’indagine scientifica all’europeismo. Quale filo rosso suggerisce al lettore?
I contrasti e le divagazioni servono a smuovere i muscoli mentali. La riflessione sulla pagina relativa ad ogni argomento comporta inevitabilmente un raffronto diretto sulle comunicazioni artefatte e prefabbricate dalle agenzie di stampa, dalla carta stampata e dai mondi televisivi nazionali e internazionali, più o meno politicizzati. Inoltre il linguaggio utilizzato è molto diretto e concreto: si utilizza la lingua informale e innovativa del Web, a metà strada tra la lingua orale e quella scritta, formulata in un italiano giornalistico molto adatto ai cittadini con meno di cinquant’anni. Un altro filo rosso è quello del rafforzamento del sentimento della cittadinanza per spingere a rinnovare il mondo politico europeo ed italiano. Oggigiorno si rimandano tutte le decisioni fondamentali e invece la politica è utile soprattutto quando è in grado di vincere la sua eterna guerra contro il tempo e le innumerevoli lotte contro le avversità economiche e naturali.
Nel libro definisce il “giornalismo partecipativo” come l’insieme di “quelle organizzazioni online dove il cittadino sviluppa e diffonde direttamente la notizia”. Di che si tratta?
Il giornalismo partecipativo è il giornalismo fatto dai cittadini che pubblicano le loro notizie e opinioni senza l’intervento di una redazione con interessi politici o industriali da difendere. Dunque la casalinga, lo studente, l’impiegato, l’operaio, il professionista, il professore universitario e anche gli stessi giornalisti professionisti o indipendenti possono scrivere liberamente, senza filtri stilistici e nessun tipo di imposizione gerarchica. L’unica regola è quella di rispettare la legalità e la buona educazione.
Lei è uno dei primi membri della redazione italiana di «AgoraVox», il più grande gruppo europeo di giornalismo partecipativo. Come è nata l’idea, e qual è oggi la sua particolarità nell’universo dell’informazione digitale?
L’idea è del fondatore Carlo Revelli, che in occasione dello Tsunami in Asia del 2004, si è reso conto dei limiti dell’informazione tradizionale e internazionale che arriva quasi sempre in ritardo sugli accadimenti più importanti. E che in genere può gestire e diffondere soprattutto informazioni limitate e incomplete. Un giornalista è un essere umano molto limitato con due occhi, due orecchie, una bocca che conosce in media due o tre lingue, e una sola unione mano e cervello per scrivere. L’insieme dei cittadini di una città, di una regione o di una nazione possono vagliare e fornire un numero molto più ampio di informazioni e di idee, riguardanti eventi in presa diretta. Si possono quindi seguire gli eventi storici con tutte le nuove tecnologie come è accaduto durante la rivolta iraniana dello scorso anno. Gli Sms, Twitter e le videocamere dei manifestanti consentono testimonianze più affidabili e accurate ed eliminano i problemi della triangolazione della comunicazione tra giornalista e testimone, dove le informazioni si alterano e si disperdono poiché devono per forza passare attraverso gli schemi mentali, i pregiudizi e i vari meccanismi di autodifesa del posto di lavoro, che ogni giornalista applica consciamente o inconsciamente. «AgoraVox» si distingue dagli altri siti di giornalismo partecipativo perché sono gli stessi cittadini che votano gli articoli che meritano la pubblicazione. Inoltre tutti i lettori possono commentare gli articoli e avviare uno scambio di opinioni con l’autore e gli altri lettori di un determinato articolo. Naturalmente c’è anche una redazione con giornalisti professionisti e un direttore professionista, ma i loro voti valgono quanto quelli di tutti gli altri cittadini. È quindi una forma molto innovativa di democrazia applicata al mondo dell’informazione.
Guardando da vicino i contenuti di molte testate di giornalismo partecipativo (ma anche quelli di molti blogger) sembra che un tema ricorrente sia la critica feroce alla destra di governo. È vero? Perché?
Questa osservazione è vera, ma semplicemente perché in Italia le persone di sinistra sono forse più portate a fare cose astratte e a scrivere e invece i cittadini di destra sono mediamente più portati a fare cose concrete, come un certo tipo di volontariato e le varie attività che consentono di fare soldi. Ma nel caso di «AgoraVox» sono presenti autori e lettori di tutte le estrazioni politiche e sociali.
Nel titolo richiama ben due volte la libertà. Ritiene che la nostra – anche per le possibilità offerte da internet – sia l’epoca più libera di sempre?
Da un certo punto di vista si. Da un altro punto di vista no. Le Tv e le varie forme esorbitanti e dilaganti di pubblicità hanno schiavizzato inconsciamente quasi tutti i cittadini. E quando il mondo della pubblicità invaderà anche il Web l’universo culturale dei liberi pensatori dovrà forse traslocare. Per evitare di fare la fine delle università sempre più politicizzate (non solo in Italia).
Dato il taglio del libro, a metà strada fra l’approfondimento e la divagazione: è più da leggere cominciando dal mezzo, sull’onda dell’ispirazione, o un testo da consigliare per orientare i ragazzi che devono fare la scelta universitaria, affrontare gli esami di maturità o magari facilitare chi deve decidere l’argomento della tesi o conoscere meglio se stesso?
Ci sono diverse sezioni è ognuno di noi può scegliere l’argomento che preferisce. Si potrebbe fare questa metafora: chi leggerà il libro si troverà di fronte a un buffet straripante di ogni ben di Dio. Ognuno di noi può scegliere di fare piccoli assaggi o di concentrarsi sulle pietanze preferite. E siccome i capitoli prendono in esame temi che riguardano l’Ambiente, la Scienza, l’Istruzione, il Costume, la Cultura, gli Spettacoli, il Giornalismo, l’Economia, la Politica, il Mondo e il Web, posso affermare di avere creato un’opera molto attuale, originale e probabilmente unica nel suo genere.
Ha dichiarato in un’intervista che Le piacerebbe scrivere un libro in gruppo. Come sarà il Suo prossimo libro?
Il prossimo saggio sarà ancora più ricco e basato sull’attualità e sulla costruzione di ipotesi riguardanti il futuro a breve e medio termine… E se vivrò abbastanza, ci sarà un videolibro… Un E-Book con interviste e dibattiti a tutto tondo insieme ai giovani e ai pochi intellettuali viventi…

("PaginaTre", 3 giugno 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano