sabato 11 settembre 2010

Nucleare: il diritto (opzionale) ad essere informati

Riportiamo una imbarazzante notizia rivelata lo scorso 8 settembre dal giornale «The Voice of Russia»:
In Egitto - 6 mesi fa - si è verificato un incidente a un reattore nucleare sperimentale. Secondo i resoconti ufficiali, il reattore si è guastato ad aprile, ma non ci sono state perdite radioattive e il problema è stato subito arginato.
Così è il nucleare. Una tecnologia pericolosa anziché no, ma soprattutto un ambito nel quale l’informazione ai cittadini è sempre subordinata alla politica. Sei mesi di ritardo per avvertire il mondo che c’è stato un incidente senza perdite radioattive. E se fosse stato più grave? Forse non lo sapremmo ancora.
In Francia i livelli di Trizio nell’acqua potabile superano i livelli di guardia, ma le autorità competenti minimizzano e si decidono a informare solo quando costrette da organizzazioni indipendenti. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è a conoscenza di dati sanitari che non possono essere comunicati al mondo perché vietato dall’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che ha il potere di veto - incredibile, nell’era dell’informazione e su una materia tanto delicata quanto il nucleare - sui dati da pubblicare).
Se quello di informare i cittadini è un obiettivo secondario di uno Stato, ci domandiamo: quale obiettivo persegue veramente un governo che si imbarchi in una impresa nucleare? Soprattutto quando lo fa contro una volontà popolare platealmente diversa? Se veramente il nucleare è tanto sicuro, pulito e conveniente, come mai assistiamo solo a reticenze, problemi irrisolti, falsità, misconoscimento della verità?
Non ci si può fidare di una politica che (in tutto il mondo, senza eccezioni) subordina l’informazione dei cittadini alla “ragion di Stato” nucleare. Chiunque voglia fare il nucleare in Italia, oggi, non lo faccia nel mio nome.

(«AgoraVox», 11 settembre 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano