domenica 19 dicembre 2010

In che mondo viviamo/1

Hanno saputo stupirci, portarci al di là d’ogni nostra immaginazione, rivelarci l’insospettato, turbarci, talvolta sconvolgerci. Siamo rimasti a bocca aperta in tante occasioni, davanti alle rivelazioni di uomini di scienza, illustri luminari, eminenti professori, esperti talentuosi e genii creativi. Che ce ne hanno dette veramente di tutti i tipi. Senza risparmiarci mai.
E, per la verità, senza neppure risparmiarsi mai, anche quando sarebbe stato auspicabile, opportuno o perfino necessario. Ecco alcune delle ultime notizie-shock della scienza
positiva occidentale: “parlare al telefonino durante la guida, anche con l’uso dell’auricolare, causa distrazione e aumenta il rischio d’incidenti”. Incredibile, vero? Fare due cose contemporaneamente ce le fa fare male entrambe.

A volte la scienza - a fronte di un innegabile e benvenuto progresso tecnico - genera un regresso della mentalità e dell’umanità dell’uomo

Meno male che ce lo hanno detto; meno male che si sono messi a studiare ’ste cose per tanto tempo (e sì: perché questi risultati sono il frutto di lunghi periodi di studio da parte delle più prestigiose Università del mondo).
Ma non finisce qui: “la musica di Mozart non rende più intelligenti”; in più, restando nell’ambito, pare che “ascoltare musica durante il lavoro riduca la concentrazione e le performance cognitive”; “presto o tardi finiamo per assomigliare a nostra madre”; “fare sesso non compromette i risultati scolastici”; e, dulcis in fundo, vera chicca: “lo smog fa male al cuore; l’esposizione a livelli di inquinamento anche moderati aumenta la mortalità in chi ha avuto un infarto”.
Proviamo adesso, anche se con difficoltà, a mettere un po’ da parte l’ironia. E domandiamoci: come è possibile che queste ovvietà, già tali per la nostra nonna all’inizio del secolo scorso, siano divenute per noi non solo la notizia del giorno, ma addirittura qualcosa da dimostrare tramite studi scientifici prestigiosi e puntuali? In cosa siamo cambiati rispetto a nostra nonna? Essenzialmente in questo: che lei credeva - giustamente - che i risultati della scienza andassero applicati alla realtà (e non che essi dovessero sostituirsi alla realtà). Noi crediamo che la visione scientifica delle cose sia l’unica possibile, oggettiva, vera. Non avrai altro mondo al di fuori di me.
Poiché ci siamo affidati anima e corpo all’intermediario scientifico (insomma, a quelli che “i test di laboratorio lo dimostrano” e “come spiegano gli esperti”, versioni d’élite del “l’ha detto la televisione”), abbiamo perduto l’immediatezza nell’approccio alla realtà; cosicché oggi siamo incapaci di guardare le cose in faccia fidandoci di loro e della nostra percezione. Non sappiamo più riconoscere del cibo guasto da quello buono. Sappiamo solo leggere la scadenza sulla confezione. Senza la certificazione della scienza - letteralmente - non crediamo ai nostri occhi.
Ma non intendo chiudere questo 2010 con un pistolotto di filosofia teoretica. Anzi, il fatto di cui vorrei parlare è tutt’un altro: dopo varie peripezie, Julian Assange - australiano fondatore e direttore di Wikileaks, l’organizzazione che ha rivelato via internet al mondo ciò che i governi hanno tenuto nascosto ai loro cittadini per decenni - è stato arrestato (in verità, si è costituito alla polizia britannica a Londra). L’incredibile è che il reato di cui è accusato sia di “aver avuto rapporti sessuali non protetti in un paio di circostanze”. Ancorché consensuali. Ancorché Assange non sia un noto portatore di malattie sessualmente trasmissibili. Per arrestare questo pericolo pubblico n° 1 si è mobilitata niente di meno che l’Interpol, cioè le forze coordinate di polizia internazionale di 188 Paesi. E ciò mentre sul globo infuriano le orde dei trafficanti di droga, di armi, di rifiuti tossici, di esseri umani. Insomma, anche un bambino capisce che ci troviamo di fronte all’impiego - nel bel mezzo della democrazia - di metodi totalitari belli e buoni. Eppure questa “caccia all’uomo” non è sembrata tale ai più: ciò in buona parte perché, io ritengo, ci siamo allontanati dall’idea di ciò che è naturale al punto che oggi un uomo che abbia rapporti sessuali come natura l’ha fatto... può sembrarci un criminale. Come negli esempi citati prima, spesso l’evidente ci diventa invisibile.
La mentalità scientifica (ma forse meglio direi qui scientista), motrice del progresso, non ci ha resi evoluti come sarebbe stato legittimo sperare. A volte, mentre la nostra tecnologia fa un passo avanti, la nostra mentalità e la nostra umanità ne fanno due all’indietro. Questo mondo non è al passo con i tempi. Mentre a noi non resta che rinnovare lo sforzo di rimanere a testa alta rinviando, una volta di più, il proposito della rassegnazione.

(«Il Caffè», 17 dicembre 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano