venerdì 14 gennaio 2011

La notizia del giorno: l'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) trasloca a Chernobyl.

«La notizia del giorno è che l'AIEA lascia Vienna per trasferirsi nella regione di Chernobyl. Di fronte all’ostinato rifiuto dell’Austria di sposare l’elettronucleare e stanca delle infide accuse appena velate d’ambiguità di voler tenersi a distanza da una zona densamente contaminata (seppur sempre presentata come poco pericolosa), l'AIEA all'unanimità difende con veemenza la sua credibilità scientifica e, a mo’ di sfida, decide di trasferire la sua assemblea, i suoi uffici, i suoi laboratori e il suo personale in questa regione obiettivamente contaminata senza conseguenze.
Tutti gli istituti nucleari d’Europa sono stati solennemente invitati a seguirla con i loro interi apparati, strumentazioni, personale. L'iniziativa ha già ottenuto l’adesione entusiasta dell’IRSN, del CEA, dell’ARPA, di NUCLEONICA e di innumerevoli altre organizzazioni ancora. Un polo tecnologico sorgerà a breve ad est della zona di Chernobyl. L’area
è stata ceduta dall’Ucraina per il valore simbolico di un euro, nel corso di una commovente cerimonia destinata a diventare storica, passando sotto la sovranità territoriale dell'Unione europea quel territorio dove, secondo una fonte accreditata, verranno trasferiti tutti i parlamenti, più o meno tra circa 50 miliardi di anni.

50 miliardi di anni è il periodo che l’Uranio 238 impiega a dimezzarsi di 10 volte (riducendosi a un millesimo del valore iniziale). Il reattore di Chernobyl ne conteneva 180 tonnellate e il fallout una quantità imprecisata ma probabilmente cospicua

I saggi dirigenti dell’AIEA non temono l’effetto di prossimità e sanno che le dosi di radiazioni lì presenti sono del tutto innocue, e sono disposti a certificarlo a rischio della loro stessa vita: “con la nostra presenza la zona diventerà l’emblema inconfutabile della salubrità del nucleare”, ha dichiarato apoditticamente il direttore scientifico, precisando (con humour e modestia) che nella decisione dell’Agenzia “non vi è alcun eroismo, in quanto sappiamo perfettamente che non vi è nessun pericolo radiologico serio, anche se in loco tutti ci ingozzeremo fatalmente di radionuclidi”.
Anche se con 25 anni di ritardo - ma proprio in occasione dei festeggiamenti per il fatto che l’incidente di Chernobyl sia avvenuto senza alcuna conseguenza per l’uomo - gli uomini dell’AIEA mangeranno, berranno, si riscalderanno proprio come le popolazioni locali. Le quali, per inciso, beneficiano ormai di una longevità così eccezionale da aver costretto alla chiusura decine di ospedali (con tanto di reparti oncologici riconvertiti alla pesca al granchio). Con in più una riduzione così drastica delle malattie tiroidee, cardiache, ematiche, polmonari, cerebrali, mentali, stomatologiche, riproduttive, ginecologiche, urologiche, dermatologiche, ossee, degli aborti terapeutici e delle malformazioni congenite da aver seminato la disoccupazione nelle rispettive specializzazioni. Così si è espresso il locale premier: “il nostro principale problema è la disoccupazione nel settore medico”, aggiungendo: “e le radiazioni non esistono”, proprio mentre portava se stesso fuori da una palude tirandosi per gli stivali. Ma il vero problema occupazionale dell’intera regione resta quello delle pompe funebri, colpite duramente dal vigoroso e massiccio ringiovanimento della popolazione».

Distinti e ben gentili direttori dell’AIEA, permetteteci di esprimervi qui il nostro ringraziamento particolare. Poiché avete scelto di soggiornare proprio a Chernobyl, non possiamo onestamente dubitarne più: la radioattività fa bene alla salute. Di fronte ad un impegno sperimentale così nobile e così coraggioso ci inchiniamo fino al suolo, augurando un buon 2011 a voi e a tutte quelle istituzioni nucleari che si adoperano tanto per la salvaguardia della disumanità.


(di Paolo Scampa, Presidente dell’Associazione Internazionale per la Protezione dalle radiazioni Ionizzanti: aipri.blogspot.com)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano