mercoledì 5 gennaio 2011

S. Santasilia-A. Aguirre, Pensar el mundo, ed. Afìnita, 2010

È appena uscito in Messico, a cura di Arturo Aguirre (Università Nazionale Autonoma del messico) e Stefano Santasilia (Università della Calabria) il volume di filosofia Pensar el mundo (ed. Afìnita, 2010). Che offre al lettore di lingua spagnola una panoramica (con 7 contributi, scritti da docenti dell’Università messicana) sulla odierna riflessione ispanoamericana rivolta al tema della filosofia come stile di vita.
Fulcro del volume è l’idea di
speculazione filosofica orientata al bien-vivir, al vivere bene, ciò che molte tradizioni hanno espresso con il termine “saggezza”. Ma, se da un lato la filosofia nutre l’essere del filosofo, a sua volta essa si nutre di questo stesso essere: la razionalità orientata alla saggezza non si serve esclusivamente di concetti e principi astratti, ma attinge ugualmente alla “gioventù interiore” del filosofo, al suo essere costantemente in rinnovamento. “Il filosofo è sempre lieto”, diceva secoli fa un altro pensatore spagnolo, Ramon Llull: per chi vive la filosofia, è sempre primavera.
In particolare Santasilia – già autore di Tra metafisica e storia. L’idea dell’uomo in Eduardo Nicol (ed. Le Càriti) e curatore (con G. Cacciatore e P. Colonnello) di Ermeneutica tra Europa e America latina (ed. Armando, 2008) – tematizza il rapporto tra gioventù, scelta morale e maturità nel saggio che apre il volume, incentrato sul pensiero dei due filosofi José Gaos ed Eduardo Nicol. L’idea fondamentale è che per vivere adeguatamente (cioè filosoficamente) in un mondo che cambia, è necessario mantenere appunto una gioventù interiore che permetta di non cristallizzare se stessi in strutture incapaci di evolversi, bensì di maturare azioni basate su scelte di volta in volta rinnovate.
Partecipe dell’esigenza dello slancio, ma non inconsapevole del connesso rischio dell’avventatezza, è il saggio del secondo dei due curatori, Aguirre, il quale pone l’accento sulla necessità di mantenere saldo – nel fluire incessante della modernità “liquida” (Bauman) – il proprio essere se stessi, la propria identità. Affiora qui la centralità della coerenza, virtù in grado di indirizzare le scelte nell’alveo di un percorso riconoscibile e dotato di senso.
Con uno sguardo alla questione femminile e uno alla critica del fascismo, ma anche ai problemi della cultura e dell’educazione, il libro si sviluppa in maniera coinvolgente e armoniosa. Una lettura stimolante.

(«Pagina3», 5 gennaio 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano