domenica 6 marzo 2011

La guerra è guerra/5

Scena da film di guerra. Un camion pieno di esplosivo si avvicina a una caserma e lì scoppia, uccidendo 28 persone tra civili e militari. Dissolvenza. Si può pensare quel che si vuole. Un militare potrà pensare “poveri colleghi!”; un padre di famiglia potrà pensare “poveri ragazzi!”; un filosofo potrà pensare che non basta armarsi fino ai denti per salvarsi la vita. Qualcun altro potrà pensare che si tratti di una scena già vista.
Infatti è più o meno quello che è accaduto il 12 novembre 2003 a Nasiriyya, occasione in cui hanno perso la vita 19 italiani e 9 iracheni. Ora, se aveste visto questa scena al cinema, vi sarebbe venuto in mente di chiamare “eroi” quei 19 uomini morti sul colpo, quasi tutti
senza neanche rendersi conto di quel che stava accadendo? Eppure a Santa Maria la Fossa di recente è stata intitolata una piazza agli “eroi di Nassiriya”: nel discorso inaugurale, tenuto dal Sindaco (riportato dai giornali di Caserta), si parla degli “eroi”, dei “martiri”, del nobile obiettivo della “difesa della patria” (che nelle varianti “amor di patria”, “patriottismo” ecc., ricorre nel discorso non meno di 6 volte), senza annotare che quei militari non difendevano affatto la patria (che per loro era l’Italia).

Oggi tra i militari si muore più di leucemia che di scontri a fuoco. Causa la contaminazione radioattiva di molti teatri di guerra internazionali

Ma tralasciamo queste cose di cui abbiamo anche già parlato. Per dedicarci a un inquietante caso di cronaca: nel cadavere di un militare reduce dai Balcani, il francese Ludovic Acariès, deceduto nel 1997 all’età di 27 anni per un linfoma non Hodgkin, sono state riscontrate tracce di uranio impoverito (attualmente la giustizia francese sta accertando se vi siano in merito responsabilità dl Ministero della Difesa). A dimostrazione che l’uranio impoverito c’è, che non si dissolve magicamente da solo e miete vittime - non solo tra i nemici (è possibile approfondire la questione presso il blog dell'Associazione Vittime Uranio, http://inchiestauranio.blogspot.com/, che contiene parecchie informazioni interessanti sull’argomento e dal quale è tra l’altro possibile scaricare il libro di Falco Accame “Uranio: la verità”).
Ecco il punto. L’illusione che le emissioni nucleari possano essere irrilevanti o “intelligenti” viene svelata dalla morte di un giovane al quale forse qualcuno aveva detto che il suo giubbotto antiproiettile lo avrebbe preservato dall’uranio. Frottole. Noi, che non siamo stati nei Balcani né il medioriente, abbiamo tuttavia visto sfilare a Napoli - in occasione dell’ultima emergenza rifiuti - autocarri militari con la scritta “ONU”: si tratta di blindati provenienti dai teatri di guerra del Libano (come riportato da “BuongiornoCaserta”, il quale aggiunge: «i militari che li utilizzano sono in servizio nella caserma “Amico” di via Ruggiero”; appartengono al 21° reggimento genio guastatori della Garibaldi»). Come noto (cfr. ad es. il libro di Maurizio Torrealta, caporedattore RaiNews, Il segreto delle 3 pallottole, ed. Ambiente) in Libano sono state reiteratamente utilizzate armi nucleari; i veicoli militari potrebbero essere contaminati (come nel caso mostrato da questo giornale nel numero del 22 ottobre 2010) e forieri di leucemia. Ditelo a quei ragazzi.

(«Il Caffè», 4 marzo 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano