giovedì 28 aprile 2011

La storia di Marilù e i 5 sensi. Intervista a Carlo Scataglini

Carlo Scataglini (www.carloscataglini.it), insegnante specializzato di L’Aquila, ha pubblicato oltre 20 libri (non solo per bambini, ma anche per il recupero e il sostegno), tutti con le edizioni Erickson. L’abbiamo intervistato a proposito del suo ultimo libro, La storia di Marilù e i 5 sensi (ed. Erickson, 2010).

“C’era una volta, tanto tempo fa, una bambina di nome Marilù”. È l’incipit del Suo ultimo libro: che storia racconta?
È la storia di una bimba curiosa che scopre il mondo. Quindi è la storia di tutti i bambini. Ho pensato che per una conquista così grande, la scoperta del mondo e del proprio modo di percepirlo, servisse un impianto narrativo semplice, circolare, ma nello stesso tempo ricco di quelle componenti, come la meraviglia e l’ironia, che rendono una storia accattivante per i bambini. Insomma, il fatto che, oltre a spiegare la funzione e le possibilità dei cinque sensi, li si facesse anche litigare tra loro, potesse essere uno stratagemma per catturare l’attenzione e far sorridere i piccoli lettori. La figura dell’albero delle filastrocche, poi, dà
sicurezza, lascia sereni, perché il bambino sa che niente rimarrà irrisolto nella narrazione e tutto verrà spiegato in modo assai divertente: con le filastrocche, appunto.
Il libro parla dei 5 sensi ma, più in generale, dell’esigenza di andare d’accordo senza prevaricare. Una lezione per gli adulti celata dietro quella per i bambini?
Le funzioni dei cinque sensi sono esemplari ed esportabili in altri contesti, primo fra tutti quello del vivere sociale. L’ascoltare, il vedere, il toccare, il gustare, l’annusare, hanno ciascuno la propria completezza, la propria realizzazione. Non sono elementi incompleti. In effetti, nessuno di essi ha realmente un bisogno assoluto degli altri, oppure ne è in qualche modo dipendente. È la qualità della percezione che guadagna dall’integrazione dei cinque sensi. È la qualità della scoperta del mondo che ne riceve il massimo beneficio. Così il vivere sociale acquisisce qualità solo nella collaborazione. È una lezione per gli adulti? Credo proprio di sì, in tutti i campi: nella politica, nel lavoro, nell’accoglienza di chi ci sembra distante e diverso.
Lei ha scritto una favola sulla tragedia di L’Aquila del 2009. Possiamo vedere in questo Suo ultimo libro un collegamento all’attualità dell’Unità d’Italia?
Il libro sul terremoto (Le formiche sono più forti del terremoto, di Carlo Scataglini, Edizioni Erickson, Trento 2009) è venuto fuori da un avvenimento reale, direttamente e tragicamente vissuto da un’intera comunità. Un avvenimento le cui conseguenze ci accompagneranno per molti anni, forse per sempre. Scriverlo è stato un modo di affrontare tutti insieme tali conseguenze e per favorire nei bambini una identificazione sociale e cooperativa che non abbandonasse a se stesso nessun bambino, sia chi aveva subito lutti e perdita della propria casa, sia chi, apparentemente, non aveva subito danni diretti. La cosa, a mio avviso, ha funzionato bene per i bambini. Il senso di comunità, di gruppo, di cooperazione è tangibile nei bambini e nei ragazzi. Si può toccare con mano nelle scuole e noi insegnanti possiamo riscontrare quotidianamente questo desiderio di andare avanti e di farlo insieme. Il problema riguarda invece gli adulti. Noi adulti ancora non siamo riusciti a capire che da un dramma com’è stato quello del terremoto del 2009 si può uscire solo tutti insieme. Non siamo insieme, purtroppo, ci sono divisioni a vari livelli: politico, sociale, economico. Così non è possibile ricostruire e rinascere. La storia di Marilù e i cinque sensi è un po’ una prosecuzione del viaggio delle formiche verso la rinascita. Il bambino, adesso, è chiamato a guardarsi dentro e a capire ciò che vuole in rapporto a tutti gli stimoli, milioni di stimoli ogni giorno, che il mondo gli offre. E la scoperta è una vera e propria conquista se è condivisa con gli altri, se con gli altri si riesce a capire com’è vario il mondo e come sono differenti le modalità percettive di scoperta che ciascuno mette in atto. L’occhio, il naso, la bocca, il dito e l’orecchio sono personaggi della storia che trovano un equilibrio grazie a Marilù e all’albero delle filastrocche: “E se i sensi sono cinque, hanno qualità distinte, a ciascuno il suo lavoro, però insieme è un gran bel coro”. La storia di Marilù è un po’ un inno all’unità, è vero. Il riferimento all’unità d’Italia non è voluto, lo dico in tutta sincerità. Ma in effetti, pur se casuale, direi che può essere considerato un riferimento concreto, efficace. Le parti più differenti del Paese hanno qualità distinte e compiti diversi, ma solo operando insieme e con obiettivi comuni possono formare quel “gran bel coro” di cui parla l’albero delle filastrocche.
In che senso i bambini hanno “un proprio modo originale di stare al mondo”?
Ogni bambino è diverso dagli altri. Così come ogni adulto. La diversità non è solo un aspetto esteriore, fisico o materiale, ma consiste proprio nella relazione con il mondo e con l’esterno che ciascuno crea con una modalità assolutamente originale. La percezione degli stimoli offre la possibilità di riflettere su queste differenze in modo formidabile. “...le ciliege e l’albicocca che gran gioia per la bocca” recita l’albero delle filastrocche, ma non necessariamente a tutti piacciono le ciliege e le albicocche. L’obiettivo di questo libro è favorire la consapevolezza rispetto al proprio modo di percepire gli stimoli, alle proprie preferenze, ai propri desideri, alle proprie emozioni. Il proprio modo di stare al mondo è unico e originale perché percepisce le cose in maniera individuale, assolutamente soggettiva. Il passo avanti che ci si propone è quello di stimolare il bambino a vivere pienamente le cose, attraverso i cinque sensi e non solo attraverso la vista.
Conclude l’Introduzione ricordando che, accanto ai 5 sensi, l’importanza maggiore ce l’hanno “la testa e il cuore”. Anche questo è un monito ai genitori, spesso chiusi in se stessi in un mondo sempre più individualistico (e sempre meno “a misura di bambino”)?
L’albero delle filastrocche ricorda che “Sia che sfiori il tuo gattino o accarezzi il fratellino, sai, chiunque ne conviene, il tatto aiuta a voler bene”. Questo, credo, può insegnare che la percezione investe pienamente il campo della ragione e delle emozioni, cuore e cervello che guidano i cinque sensi nella scoperta del mondo. Precedentemente all’audiolibro “La storia di Marilù e i cinque sensi”, la casa editrice Erickson ha pubblicato un mio software (“Marilù e i cinque sensi”, di Carlo Scataglini, Edizioni Erickson, 2008) che propone, oltre alla storia, una serie di giochi ed esercizi percettivi che evidenziano in modo netto gli aspetti emotivi e cognitivi di ciascun bambino rispetto agli stimoli. Giocare e ragionare su cosa “Mi piace” o “Non mi piace” o “Mi è indifferente” è per il bambino un motivo di crescita critica verso gli stimolli stessi e soprattutto è un veicolo alla socializzazione e al confronto delle esperienze con altri bambini. Gli adulti, insegnanti o genitori che siano, hanno il compito di favorire il confronto critico dei bambini verso gli stimoli e la circolarità delle esperienze percettive, il più possibile plurisensoriali, tra gruppi di bambini. Purtroppo, molto spesso assistiamo a proproste sensoriali omogenee, ripetute e poco stimolanti. Fra tutti, vale l’esempio della TV, fruita per ore e ore in modo passivo e utilizzando quasi esclusivamente i sensi della vista e dell’udito. Il bambino ha invece bisogno di stimoli diversi, plurisensoriali, e della possibilità di una consapevole riflessione rispetto alla propria modalità di rapportarsi con gli stessi stimoli. Solo così la percezione diventa scoperta consapevole, sia da un punto di vista sensoriale che da quelli cognitivo ed emotivo. Marilù e il suo amico Albero delle filastrocche si augurano che ciò accada in tutte le case e in tutte le classi di scuola dell’infanzia e di scuola primaria. Che si possa scoprire il mondo che ci circonda ricordando che “Dell’orchestra il direttore son cervello e pure il cuore, una grande esibizione che si chiama percezione”.


Carlo Scataglini, La storia di Marilù e i 5 sensi, Erickson, 2010, pp. 87, euro 13,50, edizione con audiolibro CD integrale. Illustrazioni a colori di Michela Molinari.

(«Pagina3», 28 aprile 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano