giovedì 4 agosto 2011

Il sapere affettivo

Sono convinto che l’evento della nascita di Cristo sia l’accadere di una presenza che dà vita a un incontro particolare, incentrato su una comunione amorosa, e che la presenza, in ogni incontro con l’altro, inauguri un processo continuo, che approfondisce sempre di più il problema dell’amore come forma di conoscenza, consentendoci la possibilità di evadere dai limiti e dalle forme del cognitivismo razionale che oggi sembra dominare i discorsi sull’essere umano.
Comincia così il nuovo libro di Pietro Barcellona dal titolo Il sapere affettivo (ed. Diabasis, 2011), che inaugura la neonata collana Asteroidi dell’editore emiliano e riprende le fila dei discorsi di due libri precedenti, Incontro con Gesù ed Elogio del discorso inutile (dei quali abbiamo già parlato nel numero dello scorso febbraio). La narrazione tecnoscientifica della realtà, oggi dominante, ci pone davanti a un mondo in cui tutto è “a disposizione”, niente è più affascinante o desiderabile in sé, ma solo in vista di qualche secondo fine per il quale sarà eventualmente nient’altro che “utile”; al contrario, il sapere affettivo non si basa sulla “disponibilità”, bensì sulla “presenza”: esso ci pone di fronte a un mondo
in cui non regna l’utilizzo, ma l’accoglienza; un mondo sempre nuovo e in parte misterioso, che non interessa solo la nostra razionalità orientata alla scoperta e alla sua formulazione matematica, ma sa coinvolgerci interamente e piacevolmente. Un mondo in cui è bello vivere.
Il sapere di questo mondo è affettivo. È il sapere di un uomo che non è possibile inquadrare come una macchina pensante, ma che presenta a ogni successiva indagine nuove sfaccettature e profondità. Questo sapere non ha nulla di intrinsecamente religioso o teologico; è il sapere della tragedia greca, della psicanalisi e dell’esperienza personale. Non ne va di una mera visione astratta del mondo e di se stessi; ne va della possibilità dell’uomo di concepirsi libero e in grado di autodeterminarsi; contro il “prosciugamento” di tale possibilità da parte di una visione dell’universo come di un luogo desolato e senza senso, e di un essere umano cui non resta altro da fare che godere senza domani dell’attimo, consumando beni e servizi più in fretta che può. È necessario, urgente e - spiega Barcellona - possibile sostenere che il pensiero non è una secrezione del cervello; che l’amore non è soltanto un complesso di reazioni chimiche; che la libertà non è un’illusione generata dalla nostra ignoranza della meccanica cerebrale. Il sapere positivo non può esaurire la conoscenza dell’umano perché l’umano è ad esso irriducibile. L’uomo è affettivo, e solo un sapere affettivo può riuscire a comprenderlo. Un libro di grande attualità, per capire in che senso siamo di più di quello che mangiamo, checché ne dica la pubblicità. Per tutti.

(«l'Altrapagina», giugno-luglio 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano