Yingluck Shinawatra, sorella dell’ex presidente Thaksin, è oggi a sua volta Presidente della Thailandia. Uno stato democratico a conduzione familiare
Oggi, sotto i riflettori c’è la sorella, Yingluck, appena eletta a sua volta primo ministro. Già Presidente di diverse aziende di famiglia, è oggi la prima donna a guidare la Thailandia. Di lei - inesperta, mai stata in politica, indecisa fino all’ultimo momento (ancora lo scorso aprile negava qualunque aspirazione a guidare il partito candidandosi: “non voglio rinunciare alla mia vita”, sosteneva) - si dice che abbia scelto questa strada per devozione alla famiglia più che per ambizione personale. E si teme che possa oggi utilizzare il suo potere per approvare un’amnistia che permetterebbe al fratello contumace di ritornare in patria. Storie di famiglie che conducono gli stati allo stesso modo di una azienda di loro proprietà. Che riescono a strappare la maggioranza dei voti in elezioni democratiche (checché se ne possa dire o sospettare, commentare o “dietrologizzare”, di tratta pur sempre di un suffragio libero).
Penso alla Thailandia, penso all’Italia. Poi leggo che Marina Berlusconi, figlia di tanto Silvio nonché presidente di Fininvest e dell’editore Arnoldo Mondadori, ha dichiarato ai giornali - in seguito alla sentenza per la quale Fininvest dovrà risarcire un danno di quasi 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti - che Fininvest non sborserà neanche un euro, perché questa sentenza non è altro che l’ennesima espressione di una persecuzione della magistratura italiana ai danni di suo padre. Che dite, è pronta per entrare in politica?
(«Il Caffè», 14 ottobre 2011)