lunedì 7 novembre 2011

Capire i bambini. Due nuovi libri Erickson sui problemi dei bambini iperattivi o ad altissimo potenziale intellettivo

A volte è difficile capire i bambini; tanto da indurre molti genitori o educatori a rinunciarci. Tuttavia, capirli è necessario: al punto che la Convenzione internazionale sui Diritti del fanciullo - approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata fino a oggi da 190 Paesi, fra i quali l’Italia (con la Legge 27 maggio 1991, n° 176) - afferma che uno dei diritti fondamentali del bambino è “il diritto a essere capito”.
D’altro canto, se è già difficile in generale, lo è ancor di più in particolare: come nel caso dei bambini affetti da sindrome ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, denominato in italiano “disturbo da deficit di attenzione e iperattività”), i quali mostrano non solo scarsa concentrazione, ma un comportamento incomprensibile, imprevedibile e spesso violento.
Il modo migliore per relazionarsi a loro - spiega Martin L. Kutscher, autore del libro Mio figlio è senza freni. Guida di sopravvivenza per genitori di bambini iperattivi (ed. Erickson, 2010) - è capire che il comportamento di questi bamini non è dettato da irrazionalità, ma dalla loro incapacità di distinguere passato, presente e futuro: «vuoi capire le azioni delle persone con ADHD? Devi solo chiederti: “quale comportamento avrebbe senso se mi restassero soltanto quattro secondi di vita?”». E se questo limite da un lato rischia di logorare chi gli sta vicino al punto di lacerare i legami familiari, dall’altro esistono delle regole semplici da mettere in pratica per arginare la fatica e per non perdere la speranza di venirne fuori. Informazioni che l’autore condensa in non più di 150 pagine, contenenti l’analisi del problema, il metodo, l’organizzazione e perfino indicazioni sul trattamento farmacologico. Un libro che è una miniera di conoscenze sull’argomento, accessibile a tutti.


Paradossalmente, le difficoltà nel capire i bambini non riguardano solo i soggetti con difetto cognitivo, ma anche quelli con eccesso: è il caso dei bambini tecnicamente definiti “ad alto ed altissimo potenziale intellettivo”. Bambini che risolvono problemi che nessuno gli ha proposto, ma che vedono spontaneamente nella vita quotidiana. non si tratta di casi sporadici, bensì di un nutrito 3% della popolazione, in Italia come nel mondo; eppure per essi non esiste una proposta educativa adeguata, anzi, in genere la loro particolarità viene presa per un disturbo: «un giorno questi bambini entrano a scuola, generalmente felici, convinti che impareranno, leggeranno, scriveranno, scopriranno un mondo nuovo e capiranno un sacco di cose. E troppo spesso questo è l’inizio dei loro guai. Alcuni genitori li mandano dallo psicologo. I più illuminati dallo psichiatra. Di solito, questi professionisti non sanno di bambini iperdotati: da troppi decenni si parla solo di disabilità. Così tendono a vedere solo, o soprattutto, i difetti o i disagi di questi bambini, definendoli in una prospettiva limitata e limitante. Non ama stare con i compagni? Disturbo relazionale. Si agita dentro o fuori dal banco? Iperattività. Preferisce stare solo a leggere nell’intervallo piuttosto che correre con i compagni? Forse Asperger».
Federica Mormando, autrice di I bambini ad altissimo potenziale intellettivo. Guida per insegnanti e genitori (ed. Erickson, 2011) richiama il diritto dei bambini a essere capiti, citato in apertura, augurandosi che il suo libro sia d’aiuto a che questo diritto venga rispettato. Imporre regole e metodi educativi, pur buoni in sé ed anche con le migliori intenzioni non serve a nulla, se non siamo in grado di comprendere di cosa i nostri bambini hanno bisogno (sarebbe come voler imporre lo studio della musica a chi non ha talento: studiare musica è certo cosa buona, ma imporlo a chi non è portato è un atto sterile e violento).
Due libri delle edizioni Erickson per acquisire verso i piccoli un nuovo sguardo; uno sguardo che, una volta tanto, non sia dall’alto verso il basso.

(«Pagina3», 7 novembre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano