sabato 10 dicembre 2011

Con l’avanzare dell’età

So già che questo discorso si presterà facilmente a critiche. A fraintendimenti, forse al dileggio. So bene che è difficile parlare in termini tanto generici di certe cose, in poco spazio, senza riscontri puntuali. E allora prendiamo questa mezza pagina non come una riflessione conclusiva; ma come l’introduzione a una riflessione da venire.

Il nuovo governo Monti ha un’età media di oltre 63 anni. Ecco, l’ho detto. E già mi sento rispondere: “e che vuol dire? Non è mica l’età a stabilire la qualità o l’adeguatezza di una persona?” Poi immagino i più duri: “meglio così. L’Italia aveva finalmente bisogno di qualcuno di più posato, dopo aver avuto per vent’anni dei vecchi travestititi da adolescenti”. Infine, ci sono quelli che vanno al sodo: “in un momento critico e delicato come questo, c’è proprio bisogno della saggezza dei più vecchi - il tempo dell’entusiasmo della gioventù verrà dopo”.

Nel governo Monti ci sono poche donne. Ma nessuno sente la mancanza dei giovani

Incasso tutto e sono anche quasi d’accordo. Ma c’è ancora qualcosa che non mi convince e cerco di capire cos’è. È vero: non è l’età a fare un uomo; ma è pur vero che gli uomini cambiano con l’aumentare degli anni. Magari in meglio, magari no; ma non si può dire che sia la stessa cosa. Un governo fatto da tutti anziani avrà certo tutte le caratteristiche legate a quell’età (oltre a tutte le altre dovute alle specificità dei soggetti coinvolti); ma di certo non avrà le caratteristiche tipiche della giovinezza. Non dico nemmeno che sia meglio o peggio: dico solo che è così.
Certo, a tutti fa piacere vedere delle persone dignitose parlare con garbo e decoro; soprattutto parlare dicendo delle cose sensate. E si sprecano le battute sul passato: “Monti ha voluto parlare anche con i giovani e le donne... pensate... il Presidente del Consiglio con le donne ci ha solo parlato” (Le Iene, 16 novembre 2011). Ma questo significa anche automaticamente saggezza? Sappiamo tutti che esiste una saggezza per ogni età: un giovane che vivesse come un vecchio non sarebbe saggio, ma stupido. La saggezza della giovinezza è l’entusiasmo e la creatività (non senza misura); quella dell’anziano è l’equilibrio e la prudenza (non senza brillantezza). Quale saggezza avrà un governo di vecchi saggi uomini e donne? Avrà una saggezza caratteristica della sua età, e nessun’altra.
Infine, parliamo sempre molto delle quote rosa. Più donne nel governo. “Monti poteva fare di più per le donne nel governo” ha detto la Camusso. Giustamente. Dopo tanti anni, ormai nel terzo millennio, le donne continuano a prendersi le briciole. Non si parla mai di quote azzurre. Gli uomini il posto ce l’hanno sempre; le donne non sanno ancora, se, come e quanto. Tuttavia, non si parla mai delle quote “bianche”, quelle dei giovani: questo Paese comincia a sentire la mancanza di un contributo meno maschile, ma non quella di un contributo meno anziano. Ecco, a me sembra semplicemente strano che i giovani non facciano proprio parte del governo di un Paese. Forse è presto per parlare di quote bianche. Ma io ne sento già la mancanza.

(«Il Caffè», 9 dicembre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano