sabato 17 dicembre 2011

In che mondo viviamo/3

Questa è roba per stomaci forti. Dico davvero, non è enfasi retorica. Confesso che sono stato veramente in difficoltà nello scrivere questo pezzo: ma, avendone avuta l’occasione, mi sono sentito in dovere di parlare di violenza sui bambini, per presentare due libri di grande utilità sull’argomento, entrambi delle edizioni Erickson di Trento.
Nel primo, L’abuso infantile. Tutela del minore in ambito terapeutico, giuridico e sociale (di C. D’Ambrosio, 2010), cominciamo a scoprire qualche dato: il 40% degli adulti visita abitualmente siti pornografici; i siti pedopornografici alimentano un giro d’affari online da oltre 5 miliardi di dollari; nel solo 1999 sono stati individuati e censurati quasi 8.000 siti a sfondo pedopornografico in tutto il mondo.
Si capisce bene che il problema della pedofilia non è quello del maniaco isolato, ma quello di un mercato florido gestito in maniera imponente dalla criminalità organizzata. Le cui vittime sono bambini di età compresa tra i due mesi (avete letto bene) e i dodici anni. Il libro non è rivolto soo agli specialisti del lavoro terapeutico e peritale, ma anche ad avvocati, insegnanti, educatori, genitori e tutti coloro che, a vario titolo, sono interessati a prendere contatto con le dimensioni socioemotive dell’abuso. Per capire che l’abuso non è solo sessuale (la storia dell’abuso infantile conosce un vasto repertorio di sofferenze, con bambini maltrattati, trascurati, abbandonati, traumatizzati, minacciati, terrorizzati, aggrediti, sfruttati, venduti, incatenati, uccisi); ma anche per entrare nel vivo di un lavoro che non è un mestiere come un altro: qui l’operatore si gioca completamente e personalmente in una relazione con il bambino abusato, la quale non ha proprio nulla di neutrale. Di fronte al dolore non c’è alcuna “soluzione”: ma solo rispetto e accoglienza.

La pedopornografia è un mercato da 5 miliardi di dollari gestito dalla criminalità organizzata. Sulla pelle dei bambini

In sintonia con questa conclusione il volume di P. Donati, F. Folgheraiter e M.L. Ranieri (a cura di), La tutela dei minori. Nuovi scenari relazionali (ed. Erickson, 2011), che parte da una sconcertante evidenza: il lavoro della tutela dei minori è l’opera del possibile, spesso inferiore al necessario. È un’opera difficile e copmplessa, alla quale bisogna lavorare alacremente e con competenza, ma senza manie di perfezionismo o ansia di riuscire.
Un lavoro in cui si tratta in sostanza di gestire un equilibrio delicatissimo: quello di tutelare il minore in difficoltà senza mettersi per principio contro la famiglia (o addirittura cercando di sostituirsi a essa). È infatti opinione dei curatori che «non sia realisticamente possibile essere davvero dalla parte del bambino se si è contro i suoi genitori, perché in qualche modo i suoi genitori e la sua famiglia fanno parte di lui, sono parte costitutiva della sua storia e della sua identità».
Anche qui si tratta di un lavoro che richiede la capacità di calarsi nella vita degli altri, stringendo con loro una relazione salda, al punto da riuscire a pensare alle soluzioni “dal loro punto di vista”; invertendo l’approccio dottrinario alla questione (per il quale il presupposto teorico va semplicemente “adattato” al caso specifico), in favore di una strategia che costruisca le soluzioni a partire dalle condizioni specifiche dei minori e delle famiglie, il cui punto di vista va ascoltato e fatto proprio come elemento irrinunciabile. Ciò che Folgheraiter spiega parlando di “circolarità” (“reciprocità”): gli operatori dovrebbero cercare di trattare le famiglie così come vorrebbero essere trattati da esse. Un’opera in cui la fiducia tra le persone e lo spessore umano di chi interviene giocano un ruolo decisivo.
Se siete riusciti ad arrivare fin qui, vi ricordo che in Italia è possibile segnalare contenuti illegali o potenzialmente dannosi attraverso il sito http://www.hot114.it o le linee telefoniche 114, 19696 e 199.151515. Buona domenica.

(«Il Caffè», 16 dicembre 2011)


Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano